Come per molte intolleranze alimentari, nemmeno per quella al lattosio esistono test specifici in grado di dare un risultato totalmente sicuro. Tendenzialmente, il metodo d'elezione per verificare una scarsità di lattasi si basa sull'osservazione di una dieta privativa comparata con un diario sintomatologico. Lo specialista chiede al paziente di redigere quotidianamente, per una settimana, un diario alimentare e segnalare in corrispondenza di ogni pasto gli eventuali sintomi riscontrati. Dopodiché, per la settimana successiva il paziente dovrà seguire un'alimentazione scrupolosamente privata di latticini. Se i sintomi scompaiono il test è considerato positivo per intolleranza lattosio e, di conseguenza, si ha la ragionevole certezza che il paziente abbia valori intolleranza al lattosio alti che si traducono con una scarsa capacità funzionale di produzione enzimatica di lattasi. A seconda della gravità dei sintomi lamentati il medico potrà prescrivere una dieta del tutto priva di latticini oppure un'alimentazione controllata che ne conceda l'uso limitato, tarato soggettivamente sulle reazioni del paziente.
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Il test genetico sui valori intolleranza al lattosio è una pratica dedicata esclusivamente ai neonati che presentano grave sintomatologia addominale, asmatica o dermatologica nelle prime settimane di vita. Se un bambino di pochi giorni rifiuta di alimentarsi, cresce poco e presenta importanti sintomi gastrointestinali, il neonatologo può consigliare un test genetico per la ricerca dell'enzima lattasi. È un esame che si esegue tramite prelievo di sangue, molto complicato da interpretare e che richiede tempi abbastanza lunghi in quanto si analizza il DNA. Si cerca, nella porzione genetica deputata alla produzione enzimatica, il gene responsabile della produzione di lattasi. In caso non fosse presente l'esame è positivo per intolleranza al lattosio e viene, quindi, interpretato come valori intolleranza al lattosio alti e classificato come grave deficit metabolico. Questo comporta una dieta, a vita, completamente privata di latte e derivati, inclusi gli eccipienti di alcuni farmaci. Il test genetico non si effettua sugli adulti perché l'assenza di lattasi genetica è una condizione rara che si manifesta esclusivamente nelle prime settimane di vita.
Uno strumento coadiuvante della diagnosi di valori intolleranza al lattosio alti è il cosiddetto test dell'idrogeno, chiamato H2-Breath Test. È un esame che può essere richiesto per avere un'indicazione aggiuntiva al metodo di diagnosi oggettivo da dieta privativa. Si tratta di chiedere al paziente, a digiuno da almeno 12 ore, di insufflare aria in un sacchetto sterile tramite un beccuccio. Il prodotto verrà poi analizzato alla ricerca di idrogeno. Infatti, una delle reazioni metaboliche anomale provocata dall'intolleranza lattosio è un'eccessiva produzione di idrogeno anche in tempi differenti dalla digestione. Il risultato è positivo se nell'aria espulsa dal paziente si riscontra una concentrazione di idrogeno pari o superiore a 20ppm, parti per milione. L'H2-Breath Test non è un esame da considerare sicuro al 100% ma è comunque altamente indicativo di carenza o inefficienza di lattasi e, se positivo in un quadro sintomatologico compatibile per valori intolleranza al lattosio alti, determina ragionevolmente la diagnosi di intolleranza.
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